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Quanti orfani nel mondo Disney "Walt boicottava i genitori"

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Ilaria73
kissthetulips
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Messaggio Da kissthetulips Mer 08 Set 2010, 02:23

La provocazione di una giornalista inglese del Daily Mail: "Da Dumbo a Hanna Montana, i protagonisti sono abbandonati a se stessi. L'animatore e cineasta forse traumatizzato dalla perdita della madre". Ciotta: "Mettere il bambino al centro di tutto è stata la sua grande rivoluzione"

ROMA - "Quando progettiamo un nuovo film non pensiamo agli adulti e non pensiamo ai bambini, ma solo a quel meraviglioso e limpido luogo che è dentro di noi", diceva Walt Disney. In quel meraviglioso luogo il genio americano teneva la risposta a tutte le domande che, negli anni, i critici si sono posti sui suoi capolavori. Perché Topolino è così infallibile? La strega di Biancaneve non fa troppa paura? La "diversità" di Dumbo e Nemo ha uno scopo pedagogico? E Fantasia non è un po' troppo sperimentale?

L'ultimo punto interrogativo è firmato da Sonia Poulton, giornalista del Daily Mail, che in un articolo si chiede perché, nei cartoon e nei film del cineasta di Chicago, manchino quasi sempre i genitori. In effetti, la musa dei sette nani è senza famiglia e vive con una regina cattiva, Dumbo la mamma ce l'ha ma ne viene separato appena nato. Non parliamo di Bambi, che perde la madre uccisa dai bracconieri e incontra il padre solo da adulto, o del protagonista del Libro della giungla, Mowgli, abbandonato nella selva indiana e adottato da un branco di lupi. Non hanno i genitori né Peter Pan né Tarzan, archetipi di vitalità e indipendenza, e in Alla ricerca di Nemo il pasciolino un padre ce l'ha, ma impiega due ore di film per incontrarlo.

Ci sono poi i rapporti controversi: La sirenetta Ariel, ad esempio, con papà Nettuno non va affatto d'accordo, e non va meglio a Cenerentola, che viene affidata a una matrigna psicotica. La protagonista de La Bella e la Bestia è senza madre, Gli Aristogatti senza padre, Il Re Leone vede morire il suo in modo atroce e Red e Toby e Artù, de La spada nella roccia, sono direttamente orfani. Stessa storia quando i protagonisti sono in carne e ossa: l'idolo dei teenagers Hanna Montana vive col padre (la mamma è morta), e anche nel film Cambio di gioco alla piccola protagonista manca la figura materna.

La Poulton, che per il giornale britannico si occupa di società tradendo talvolta posizioni conservatrici, insinua che dietro le scelte di Disney ci sia il rifiuto per la figura genitoriale, originato dal trauma di aver perso la madre. Flora Call Disney venne trovata morta il 29 novembre 1938, asfissiata dal gas di un boiler difettoso, e Disney fu sopraffatto dal senso di colpa, perché era stato lui a regalare ai genitori la casa.

"Che la morte della madre abbia segnato la sua vita è vero - spiega Mariuccia Ciotta, autrice del libro "Walt Disney. Prima stella a sinistra" (Bompiani) - ma l'episodio è avvenuto quando gran parte della sua produzione era già stata avviata. Insomma: non c'entra nulla". L'autrice, citando Walter Benjamin, ricorda che "tutte le fiabe sono viaggi di iniziazione" e che era proprio questa la filosofia seguita da Disney nella sua produzione artistica. "Il suo obiettivo - spiega - era quello di mettere il bambino davanti al mondo, da solo, pronto per il viaggio della vita. Senza perdere mai, come insegna Peter Pan, gli occhi dello stupore tipici dell'infanzia. In un cammino del genere non c'è spazio per i genitori".

Quando sceglieva i classici da trasformare in lungometraggi, Disney attingeva quasi sempre da classici della letteratura, dai fratelli Grimm a Charles Perrault e Hans Christian Andersen. Non sempre, quindi, era lui a scegliere se dare o no genitori ai personaggi. "Ma sceglieva solo fiabe che racchiudessero il concetto di trasformazione - continua la Ciotta - Pur essendo considerato un reazionario, Disney era in realtà un grande sperimentatore. I suoi bambini sono quelli destinati a risollevare l'America del '29, i suoi mondi fantastici (di cui il prototipo è Wonderland, L'isola che non c'è) sono il simbolo di un mondo nuovo, rivoluzionario, dove è possibile volare, perchè il volo è la metafora del cambiamento".

Ma c'è proprio bisogno di orfani e matrigne nelle fiabe? E se sì, perché? Secondo Maurizio Brasini, esperto di psicologia infantile, "la necessità delle fiabe sta proprio qui: affrontano in modo simbolico aspetti problematici dell'esperienza del bambino e offrono delle soluzioni. In modo simbolico, ad esempio, una matrigna rappresenta la "parte cattiva" di ogni madre, cioè le difficoltà di rapporto, le incomprensioni, la sensazione che il bambino prova di aver subito delle ingiustizie, la paura delle punizioni, etc. Allo stesso modo, l'orfano rappresenta una condizione in cui il bambino si appresta a fare a meno del genitore, a tollerarne l'assenza e affrontare la vita senza il suo sostegno per conquistare la sua autonomia".

L'esperto sottolinea che è proprio questo il motivo per cui il bambino ha bisogno della fiaba, per riuscire a padroneggiare la sua esperienza e le emozioni ad essa collegate. "Tutte le fiabe, non solo quelle di Disney - conclude - ricorrono in modo massiccio a questi motori narrativi, e non è affatto strano, considerato che la vita relazionale del bambino è incentrata sui genitori". Ed è insomma proprio di questo che i più piccoli hanno bisogno, quando domandano: "Mi racconti una favola?".




fonte :: http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/09/05/news/walt_disney_boicottava_i_genitori_daily_mail_personaggi_sempre_orfani-6778927/
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Messaggio Da Ilaria73 Mer 08 Set 2010, 06:59

Mi piace questo articolo, sono totalmente d'accordo con il parere dello psicologo!
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Messaggio Da francy Mer 08 Set 2010, 09:20

più che la perdita della madre credo che l'avere un padre violento ti faccia perdere di sicuro la fiducia nella figura genitoriale...e da questo punto di vista Walt ne ha passate tante.

comunque l'articolo mi sembra interessante anche se è un po' fuorviante: la perdita dei genitori è un topos di tutta la letteratura per l'infanzia, risalendo non solo alle favole di Perrault, fratelli Grimm eccetera, ma addirittura a Esopo...quindi non è che Walt si sia inventato nulla da questo punto di vista, ma ha semplicemente sviluppato temi già classici.
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Messaggio Da Guendalina Blabla Mer 08 Set 2010, 10:56

ecco io stavo per scrivere quello che ha scritto Francy!
sono le fiabe tradizionali a essere piene di orfani!
a un esame di storia avevo studiato che tutte queste fiabe piene di matrigne cattive dipendevano dal fatto che un tempo c'erano molte morti per parto a causa delle condizioni igienico-sanitarie e che molto spesso i padri si ritrovavano vedovi con dei bambini a cui badare e una casa da mandare avanti e, dovendo lavorare molto di più di quanto non si faccia oggi, tendevano a risposarsi molto in fretta, ma ovviamente le seconde mogli tendevano a essere più protettive nei confronti dei loro veri figli...oltretutto spesso i lavori di casa erano lasciati a bambini e ragazzini che non avevano, a meno che non fossero molto ricchi, una vera e propria infanzia...e non era nemmeno escluso che qualche figlio, se erano tanti, venisse mandato in convento o da qualche altro parente perchè non era possibile mantenerlo....
.... ecco il perchè di tutte quelle matrigne che fanno lavorare le figliastre come sguattere o che abbandonano i figliastri perchè non hanno di che sfamarli...
...tutto ciò non spiegherà Dumbo, ma altri classici sì Wink
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Messaggio Da Kanga Gio 09 Set 2010, 11:58

D'accordo con Francy e Guen.
Oltretutto volevo segnalare che anche le famiglie dei cartoni "moderni" sono atipiche: Andy e Molly di Toys story non hanno il papà.
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Messaggio Da nevergrowup Gio 09 Set 2010, 20:14

lo stavo pubblicando ora oh mamma per fortuna ho letto!

Giacchè riporto anche questo articolo di risposta

Quasi tutte noi, almeno una volta, siamo state rimproverate dalle nostre madri perché trascorrevamo troppo tempo davanti la televisione a guardare i nostri cartoni animati preferiti.

Sicuramente le madri di un tempo non erano informate sull’importanza che i cartoni animati hanno per l’infanzia. Oggi fortunatamente non è più così. A ribadirlo è stato Maurizio Brasini in un articolo comparso su Repubblica.


L’autore si pone una domanda fondamentale: perché nella maggior parte dei cartoni animati della Walt Disney quasi sempre mancano i genitori? In realtà questa non è una peculiarità esclusiva della Disney, ma anche della produzione nipponica.

Per chi avesse la poca memoria, ecco di seguito qualche esempio: la madre di Bambi è uccisa dai cacciatori; Tarzan e Mowgli vengono abbandonati; il padre di Simba viene ucciso dallo zio e non hanno certo sorte migliore Cenerentola e Biancaneve, entrambe maltrattate dalle loro madrine. Sul versante giapponese abbiamo l’orfanella per antonomasia: la dolce Candy. Ma c’è anche Georgie, Remì sempre alla ricerca della sua mamma, e poi ancora Heidi e tanti altri.

Ma perché questo bisogno di orfani e matrigne cattive nei cartoni e nelle fiabe? Non si tratta soltanto di espedienti drammaturgici: Maurizio Brasini, esperto di psicologia infantile, spiega che

fiabe e cartoni affrontano in modo simbolico aspetti problematici dell’esperienza del bambino. In modo simbolico, ad esempio, una matrigna rappresenta la “parte cattiva” di ogni madre, cioè le difficoltà di rapporto, le incomprensioni, la sensazione che il bambino prova di aver subito delle ingiustizie, la paura delle punizioni, etc.
In conclusione, i cartoni animati svolgono una funzione simbolica e l’orfano rappresenta la condizione del bambino che si appresta a fare a meno del genitore, ad affrontare la vita senza il suo aiuto per conquistare la sua indipendenza.
fonte:onewoman.it
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