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Un museo Disney a San Francisco

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Messaggio Da Ospite Ven 26 Giu 2009, 12:43

(ANSA) - LOS ANGELES, 24 GIU - Un museo della Disney sara' aperto a San Francisco: dieci gallerie interattive in tre costruzioni al Presidio. Il museo aprira' il prossimo primo ottobre nella ex zona militare della citta' sulla baia che ora ospita gli Industrial Lights and Magic, gli studios di George Lucas. La voce dello stesso Walt Disney guidera' i visitatori attraverso il percorso.

fonte:www.film.it

l'avevamo già pubblicata come rumor???che uniamo
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Messaggio Da supermattievertigine Ven 26 Giu 2009, 14:12

Carinooooo

ps: ma non era morto Walt Disney? scratch
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Messaggio Da MaxDreamDisney Mar 30 Giu 2009, 10:42

Matteo la voce ovviamente viene riprodotta grazie a filmati e audio dell-epoca...
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Messaggio Da Ospite Lun 28 Set 2009, 14:20

news e data di apertura

(IMMEDIAPRESS) The Walt Disney Family Museum: La magia di Walt Disney viene alla luce all’apertura del nuovo museo di San Francisco il 1 ottobre 2009 SAN FRANCISCO, September 26 /PRNewswire/ --
- Il Walt Disney Family Museum celebra i trionfi e le avventure del grande narratore, artista dell’animazione, direttore e innovatore americano

L’affascinante e stimolante storia di Walt Disney vedrà la luce il 1 ottobre 2009, quando il Walt Disney Family Museum aprirà a San Francisco.

Nato a Chicago nel 1901, Disney crebbe in una fattoria in cattive condizioni nel Midwest rurale, si innamorò del disegno e dell’animazione e viaggiò, praticamente senza un soldo, verso la California all’inizio degli anni ’20. Nei successivi 40 anni, Disney elevò l’animazione ad una forma d’arte, creò il primo documentario sulla natura a vincere un Oscar, commissionò numerosi motivi musicali che milioni di persone conoscono a
memoria e curò la supervisione del primo parco a tema, Disneyland. Oggi, oltre 40 anni dopo la sua morte, i personaggi e le creazioni Disney restano una parte indelebile della cultura popolare in tutto il mondo.

Ha dichiarato Diane Disney Miller, figlia di Walt Disney e dirigente della fondazione che finanzia il museo da 110 milioni di dollari: "Il nome ’Disney’ richiama alla mente la grande azienda che porta il nome di mio padre, piuttosto che mio padre stesso. Mio padre era un uomo dalla curiosità senza limiti, che amava contaminare idee, esplorare e intrattenere la gente.
Puntiamo a far conoscere un ritratto veritiero e amorevole di questo uomo affascinante".

All’interno del museo: Una storia americana

Il Walt Disney Family Museum conterrà centinaia di clip audio di Disney, della sua famiglia e dei suoi collaboratori che raccontano le storie delle sue creazioni, nonché oltre 1.600 articoli e oggetti d’arte, 200 monitor e mostre interattive che inviteranno i visitatori a conoscere Walt Disney e il settore che alimentava. Ecco alcuni dei pezzi forti del museo:

- I primi disegni noti di Topolino
- Animazioni dei personaggi Disney
- Gli storyboard, un’innovazione Disney, che descrivono classici cinematografici senza tempo
- L’innovativa Multiplane Camera, che rivoluzionò l’animazione
- L’esclusivo premio Oscar per Biancaneve e i Sette Nani: un Oscar a dimensioni reali e sette copie in miniatura
- Il treno in scala 1:8 che installò presso la sua casa di Hollywood, che stimolò la sua visione per Disneyland
- Un modello dell’immaginazione di Walt per Disneyland
Visitate www.waltdisney.org per maggiori informazioni. per maggiori informazioni: Elaine Mellis del Walt Disney Family Museum, +1-415-345-6822, emellis@wdfmuseum.org; oppure Christina French Houghton, +1-212-671-5162, choughton@resnicowschroeder.com, per il Walt Disney Family Museum

fonte:www.adnkronos.com
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Messaggio Da Ospite Lun 28 Set 2009, 14:24

meraviglioso!
attendo le foto, con ansia!
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Messaggio Da Ospite Mer 30 Set 2009, 13:52

Apre il museo delle meraviglie
Visita al Walt Disney Family Museum che si inaugura giovedì 1° ottobre a San Francisco e che percorre l'opera sperimentale del papà di Mickey Mouse. Foto, film, cimeli e bozzetti d'epoca dalle origini fino a Disneyland. Lontano da Hollywood, la «biografia vivente» dell'artista nell'esposizione realizzata dalla figlia Diane Disney Miller
Di tutti gli Studios di Hollywood la Disney ha una meritata reputazione per il controllo ossessivo dell'immagine, la protezione paranoica dei propri marchi registrati, per gli avvocati più agguerriti e la regimentazione «militare» delle procedure interne quanto della propria rappresentazione pubblica. Gli Studios di Burbank col loro peristilio a forma di sette nani e il cappello di topolino stregone come tetto del centro di animazione, hanno guadagnato il soprannome di mouschwicz da parte di generazioni di ex impiegati amareggiati, fuoriusciti dal «culto dell'allegria» imposto in modo ferreo per circolare aziendale (un tempo le scrivanie a Burbank avevano targhe recanti la scritta: sorridere quando rispondete al telefono). Allo stesso tempo la «casa di topolino» ha una nomea per politiche aziendali che dietro le quinte sono fra le più spietate di un' industria pur abituata a episodi da lunghi coltelli. Lo ha confermato l'estromissione senza complimenti la scorsa settimana di Dick Cook, uomo-azienda da 38 anni e incaricato della produzione di film da Toy Story ai Pirati dei Caraibi nonché principale fautore della fusione con la Pixar. Questo per spiegare ciò che evoca oggi in città il nome della casa fondata da Walt Disney a cui è dedicato il museo che apre giovedì primo ottobre a San Francisco.
Il Walt Disney Family Museum come mi spiega invece Diane Disney Miller, 76enne figlia di Walt nel luminoso atrio del museo, «È pensato come una biografia vivente di Walt l'uomo, la figura cioè paradossalmente offuscata dal proprio enorme successo. Perché possa raccontare la sua storia con la sua propria voce invece che attraverso citazioni di seconda mano fatte da altri». Una punta di polemica rivolta ai biografi «non autorizzati» nonché a quelli apertamente ostili come il Marc Eliot autore di Walt Disney: Hollywood's Dark Prince in cui è delineato un Disney principe oscuro, antisemita e reazionario. E tutto il museo è in un certo senso mosso dalla voglia di riabilitazione in contrasto sia con quelle che la famiglia vede come calunnie sia con la macchina di pubbliche relazioni della Disney Company, che negli anni è stata presieduta dalla assoluta «colonizzazione» del suo fondatore.
Non è forse un caso che il museo apra non a Hollywood o a Burbank dove la storia Disney venne e continua oggi ad essere scritta, ma quassù a 600 km di distanza nella San Francisco di Coppola, Lucas e della Pixar, quasi a prendere distanza fisica dal business Disney e ribadire il primato creativo puro dell'opera di Walt.
Il museo è composto di nove gallerie che formano un itinerario biografico del proprio soggetto. Ecco gli anni dell'idillica infanzia a Marceline in Missouri, sulla fattoria del padre (l'immigrato irlandese Elias) a quelli liceali a Chicago dove frequenta corsi serali all'Art Institute e spera di diventare vignettista. La gioventù a Kansas City dove comincia ad applicare il talento di disegnatore in una serie di impieghi in piccole aziende grafiche e pubblicitarie prima dell'incontro con Ub Iwerks l'amico e collega con cui intraprenderà una serie di venture commerciali, dalla Iwerks-Disney Commercial Artists alla Laugh-O-Gram Films.
Il manuale dei primi cartoon
Ogni sala contiene materiali legati alla produzione artistica e documenti famigliari dalla collezione di Diane Disney: foto, effetti personali lettere autografe, documenti di lavoro e la presenza in prima persona dello stesso Walt Disney tramite registrazioni audio e video (frutto di interviste e programmi televisivi) in cui racconta episodi e aneddoti, elabora la propria filosofia di vita e di lavoro. Fra gli oggetti relativi ai primi anni il manuale di cartoni animati da cui Disney e Iwerks appresero da soli i primi elementi di animazione accanto agli studi di Muybridge e un «cel» raffigurante il naufragio del Lusitania con la firma di Windsor McCay - uno degli innovatori grafici e pionieri dell'animazione che influenzò profondamente il giovane Disney. Nel 1923 Walt Disney si trasferisce a Los Angeles e partecipare alla grande avventura che è Hollywood; all'età di 22 anni ha già dietro di se tre società fallite e col fratello ne apre prontamente un'altra: la Disney Bros. Studios con cui produce una serie di corti, le Alice Comedies a base di una tecnica sperimentale che unisce cartoni animati con la figura «live action» di una bambina - siamo 65 anni prima di Roger Rabbit. Sono gli anni in cui emerge il talento di Disney come imprenditore creativo e la sua grande capacità di aggregatore e catalizzatore della altrui creatività. Delega ad animatori guidati da Iwerks (c'è anche Friz Freleng che in seguito inventerà Bugs Bunny) la produzione materiale concentrandosi sullo sviluppo delle storie e dei personaggi. Dopo un paio di anni ancora lo studio viene ribattezzato col nome storico: Walt Disney Studios, si stabilisce a Hyperion avenue, nel cuore di Edendale, il quartiere che prima di Hollywood è la culla del cinema, dove lavorano Mack Sennet, Oliver Hardy, Chaplin, William Fox, Stan Laurel, Tom Mix, Hal Roach e Harold Lloyd.
Il «tesoro» Mickey Mouse
La parte centrale del museo tratta della fine degli anni '20 e del sodalizio di Disney con Charles Mintz che gli propone di sviluppare alcuni film interpretati da Oswald the Lucky Rabbit ma che in seguito al successo ottenuto dal fortunato coniglio tenterà di appropriarsi degli Studios. Per Walt è l'ennesimo rovescio ma, come mi spiega Diane, come i precedenti, ha solo l'effetto di spronarlo a nuove reinvenzioni. La successiva sarà quella che darà una svolta definitiva alla sua carriera e all'immaginario del secolo.
I due pezzi di carta ingialliti sono il centro della galleria, custoditi in una bacheca come un testo sacro illuminato. I fogli sgualciti recano come spiega la didascalia, i primi schizzi conosciuti di Mickey Mouse, il certificato di nascita cioè del topolino che avrebbe fatto già di li ad un anno la strepitosa fortuna di Walt, quelli che il direttore del museo Richard Benefield chiama solo parzialmente per scherzo «la nostra Mona Lisa». Da qui il museo comincia documentare la storia più nota: il primo corto Steamboat Willie prodotto con la rivoluzionaria tecnica della sincronizzazione sonora, inizio di un sodalizio musicale che caratterizzerà le Silly Symphonies e in seguito i lungometraggi a partire dal monumentalmente innovativo Biancaneve del '37, realizzato grazie alla multiplane, la cinepresa progettata da Disney per dare profondità alle sue scene. Poi Pinocchio, Fantasia, Dumbo- il resto come si dice è storia, esposta qui con un percorso ragionato e ricchissimo di materiali di supporto nell'elegante progetto interattivo del Rockwell Group.
Una mostra che evidenzia una foga sperimentale e tecnologica che non può non rammentare quella che spinge i giovani creatori degli startup della poco lontana Silicon Valley. In fondo l'animazione negli anni Venti rappresentava uno sviluppo nuovo quanto lo è stata la tecnologia digitale alla fine del secolo. Anche per questo appare azzeccata la location del museo: l'ex base militare del Presidio con la sua strepitosa vista sul Golden Gate bridge, in via di riconversione a polo creativo high tech (poco lontano c'è la Lucasfilm). Nel complesso emerge insomma la figura di un iconoclasta «della portata di D.W. Griffith» come ebbe a dire anni dopo Chuck Jones, ma anche di un self made man, di imprenditore infaticabile che all'alba del secolo americano incarna il capitalista virtuoso capace di creare un impero in base alla propria forza creativa. Da questo dipende forse anche l'americanismo che pervade un luogo come Disneyland, oggetto delle gallerie finali del museo dominate da un grande plastico del parco come lo aveva inizialmente immaginato il suo creatore senza le aggiunte apposte successivamente e con alcuni elementi che non vennero mai costruiti.
L'artista e la major
Altri aspetti illustrati nel museo sono l'invenzione del merchandising che costituisce tutt'ora parte integrante del culto Disney: il rito dell'acquisto dei souvenir con cui gli adepti esprimono la loro fede. E la passione per la costante ricerca, la metodica formazione dei propri animatori, tramite il sodalizio con l'accademia Chouinard prima, poi con la creazione di Cal Arts, scuola-vivaio dove si sono formati fra gli Tim Burton e altri John Lasseter. Uno spirito di curiosità e costante aggiornamento che non a caso oggi è mantenuto vivo sul campus della Pixar, vera erede dell' originario progetto di Walt.
La storia Disney non manca altresì di episodi controversi, in particolare lo sciopero dei suoi animatori, gli unici non sindacalizzati a quel punto a Hollywood (era il 1941), cui Disney rispose con risentimento e chiusura di fronte alle istanze sindacali. E la sua testimonianza qualche anno dopo davanti allo Huac di McCarthy in cui ribadì il suo astio per gli «agitatori comunisti» che considerava ancora come ispiratori dell'ammutinamento nei suoi confronti. Qui il museo compie l'avveduta scelta di documentare entrambe gli episodi evitando la trappola agiografica a favore della credibilità storica.
Alla fine una delle domande più interessanti evocate da tutto il materiale in mostra è quale sia, se esiste, il nesso fra l'uomo e il carattere della società che ha lasciato, se la sua figura - ancora riverita dai «disneyani», dai manager fino all'ultimo impiegato - sia in qualche modo connessa alle caratteristiche dell'azienda che descrivevamo in apertura, quella dei trademark ferocemente imposti e difesi, delle strategie commerciali sviluppate per massimizzare il monopolio del mercato attraverso la colonizzazione dell'immaginario infantile. Insomma come questo grande innovatore e poeta dell'incanto, futurista eversivo del primo Mickey e delle symphonies sia coniugato con il conformismo etico ed estetico che il suo marchio è venuto a rappresentare in alcune sue forme. Un enigma affascinante per l'indagine di cui il museo è un ottimo punto di partenza.




fonte :: http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20090929/pagina/12/pezzo/261065/
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Messaggio Da shenil Mer 30 Set 2009, 18:22

Sarà bellissimo, peccato che sia dall'altra parte del mondo!
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